Un tableau de Luigi Nono (1850-1918) daté de 1894.

Nozze a Coltura

"Luigi Nono Fusina, Venezia 1850 – Venezia 1918 Nozze a Coltura – 1894 olio su tavola, cm 17,5x26,5. Siglato e datato in basso a destra: IX 94. Titolato in basso a sinistra: Nozze a Coltura. Al retro etichetta: Sagra a Coltura, Studio di Luigi Nono 1894,…di fratello Italico Nono, Bologna 11/4/1924.

Provenienza: Bologna, collezione Italico Nono Luigi Nono si era ritirato a Sacile nel Friuli appena ultimati gli studi accademici, richiamato dalla morte del più giovane dei suoi fratelli, di appena otto anni. Qui e nei frequenti soggiorni nella vicina Polcenigo, a Gorgazzo e in particolare nella borgata di Coltura, si diede con costanza ed entusiasmo allo studio della natura e del vero, pur non abbandonando consuete tematiche ricorrenti nei suoi quadri di genere. Vivendo pressoché isolato e lavorando molto, si svincolò dagli insegnamenti accademici con personalità, senza tuttavia superare l’abilissimo mestiere, anzi accentuandone la precisione della sua espressione quasi come una sorta di compiacimento: limite, questo, di un discorso pittorico che, anche se in parte nuovo, non poteva annoverare discepoli, per via di un esasperato virtuosismo. Negli ultimi olii e nelle tempere, realizzati dopo il 1893, come Il funerale di un bambino, Prima pioggia (Parigi, Musée du Luxemburg), Nozze d’oro, Pax (Ascoli Piceno, Pinacoteca), In limite vitae (Budapest, Museo Nazionale) l’artista, accostandosi a Favretto, induce troppo al realismo contenutistico dei soggetti, dimenticandosi della gradevole spontaneità delle sue opere giovanili che è invece tradotta nei bozzetti preparatori, più sommari e disinvolti. E’ questo il caso di Nozze a Coltura, eseguito nel settembre del 1894, contraddistinto da una saporosa efficacia cromatica,sebbene la composizione dello spazio pittorico, nel costante, corretto, studiato rapporto delle figure che lo popolano, genera l’impressione dell’artificio. L’artista traduce con immediatezza le prime impressioni del vero e comunica con semplicità la propria genuina commozione, alterandola tuttavia in una versione un po’ generica tecnicamente nobile, ma troppo carica e drammatica."